Parco Marsaglia – Auditorium Franco Alfano

Territorio

Il parco Marsaglia è quel che resta (ed è già gran cosa), di una straordinaria proprietà, la quale, ai margini di via Roccasterone (già Roverizio di Roccasterone) concludeva una superba…

Il parco Marsaglia è quel che resta (ed è già gran cosa), di una straordinaria proprietà, la quale, ai margini di via Roccasterone (già Roverizio di Roccasterone) concludeva una superba lottizzazione a ridosso della collina del Berigo. Tutto era legato alla convergenza di interessi di due famiglie, quella sanremese dei Roverizio di Roccasterone e quella piemontese dei Marsaglia. I Roverizio erano nobili di recente lignaggio, scesi da Ceriana a San Remo all’inizio del Settecento, forti di notevoli proprietà fondiarie. Il conte Stefano Roverizio di Roccasterone, dopo 1870, si impegna nella costruzione dei primi villini a Ponente di San Remo, per la sua numerosa figliolanza: tutte femmine, tutte ben maritate. La madre, Adelaide Bianchi, fu promotrice del turismo residenziale d’élite a San Remo. Fece spicco, in questo contesto familiare, il triplice matrimonio delle figlie Roverizio con i fratelli Marsaglia: Adele con Luigi, Giuseppina con il commendator Giovanni ed Eugenia con il cavalier Ernesto. Giovanni Marsaglia fu il principale sostenitore della costruzione della monumentale residenza in forma di castello. Ingegnere, era specialista nella costruzione di gallerie, conoscendo i complessi problemi della ferrovia ligure ponentina (completata nel 1871). Inoltre, si era occupato di piani urbanistici sanremesi e della risoluzione del problema dell’approvvigionamento idrico della città, risolto con un monumentale acquedotto, tuttora utilizzato (1883). Ernesto è stato invece deputato e senatore del Regno d’Italia. Il castello fu costruito nel 1882, su progetto dell’architetto Pio Soli (Castelnuovo Scrivia, 1847-San Remo 1906): per la sistemazione del complesso edilizio residenziale venne demolito l’Hotel Bellevue appena costruito (1881). Immagini d’epoca rivelano le meraviglie di questo edificio, un complesso estremo di torri, merlature e motivi neogotici e neorinascimentali, sciorinati su di una partitura candida ritagliata tra il verde parco ed il mare placido. All’interno, decorazione ed arredamenti non erano da meno, grazie all’impegno di prestigiosi artisti contemporanei: Paolo Trubetzkoy, Edoardo de Albertis, Odoardo Tabacchi, Domenico Trentacoste e persino Jean-Baptist Carpeaux, il noto scultore francese amico dell’architetto dell’Opéra, Charles Garnier. Alcune dipendenze completavano il sistema edilizio: si possono ricordare la serra ed un letamaio, segno dell’attenzione con la quale si curava il giardino e soprattutto la semina in vivaio. Dopo l’ultima guerra mondiale il castello viene demolito e il Comune di San Remo ottiene una porzione dello spazio verde. Una parte del giardino viene destinata alla costruzione di un elegante auditorium, dedicato al musicista Franco Alfano, ospite di San Remo (1875-1954). Quel che resta del parco è integro in rapporto alla pianificazione caratterizzata da viali comodi e ampi, con curve di raggio largo, che favorivano un adeguato variare di prospettive. L’alberatura di alto fusto è tuttora di grande fascino, ricca di rarità e curiosità. Non si può non vedere la palma Yubea chilensis con il fusto caratterizzato da un curioso rigonfiamento e le foglie di un incantevole verde-azzurro. Oppure apprezzare l’ombra dell’Oreopanax. Mentre la vegetazione si infittisce come in un bosco magico, fino ad assomigliare ad un parco orientale, con il suo ruscello centrale. Questo spazio verde segna una linea di continuità con il sottostante corso dell’Imperatrice e i giardini delle ville vicine.

Bibliografia:

  • M.BARTOLETTI – N.PAZZINI PAGLIERI, San Remo, Genova, 1995, pp.62, 156, 161, 162.
  • E.DURETTO – M.MIGLIORINI – M.T.VERDA, San Remo tra due secoli, Genova, 1986, pp.92, 102, 155, 177, 220.
  • Museo Pinacoteca Civica di San Remo, cartografia della città di San Remo di Alessandro Cantù, 1874.
  • Collezioni privata, cartografia della città di San Remo di Alessandro Cantù, 1882.